C’erano tutti!
La Redazione presenta una piccola storia scritta di getto in un giorno di festa. È la tessera di un mosaico che circoscrive sfumature di colori vivaci e forme imprevedibili, quelle di ogni chiamata. Così, il giorno in cui la nostra Famiglia religiosa ricorda tutti i suoi Santi con la gratitudine degli eredi beneficiari di immensa generosità, una monaca scrive di sé:
Come potrei mai dimenticare quel giorno di cielo coperto, l’aria ferma che traduce attesa, luce chiara che sollecita le palpebre a proteggere lo sguardo perché non si affatichi. Ero seduta su un muretto, osservavo i passanti di sempre che freneticamente percorrevano quella strada a me familiare. A tutti, intimamente dicevo: “Addio, siamo stati bene insieme, vi ricorderò come parte del mio ordinario quotidiano. I più intimi compagni di viaggio, li ho già salutati e coinvolti nel mio progetto di vita. Con voi non posso parlare, ma, vi prego, abbiate cura di voi”. Mi sembrava tutto così surreale eppure vero. Rientrata a casa, mi sembrava di respirare più profondamente, quasi a voler incamerare gli odori del mio nido domestico per non dimenticarli. La valigia era pronta, il mio cuore non tanto. Arriva la sera, o meglio, il buio del pomeriggio invernale. È arrivato il momento, o adesso o mai più, il cuore me lo dice mentre si gonfia di grazia straordinaria. Miei cari, vado via. E tra lacrime strazianti, minacce di catenacci messi alla porta di casa qualora avessi ripensato la mia scelta, ho varcato la soglia dell’umanamente impossibile, sospinta da una forza forse mai più provata con questa intensità. Scale, strada, mezzi di trasporto e arrivo lì, dove il Signore mi attendeva da sempre. Resto ferma davanti ad un portone antico di secoli, respiro aria di provincia, diversa da quella della mia metropoli, aria di paese, carica di storie di camini accesi. Entro. E sento che è per sempre, anche se tutto mi sembra al tempo stesso familiare ed estraneo. Che storia è questa? Una storia d’amore che in questa data è bagnata dall’acqua battesimale del fonte di una grande basilica e dall’inizio di un dialogo tra Padre e figlia in Cristo per opera dello Spirito. Quel dialogo, maturo di anni, si scioglie in una maggiore intimità che svela il progetto di Dio, già in seme innestato quasi trent’anni prima. 14 novembre 1971, 14 novembre 2000. E si apre il portone di una vita nuova. Il cuore gonfio di grazia straordinaria comincia a lasciar spazio alla tristezza di quelle lacrime che diventano solide come lance, lacerando le fibre degli affetti più cari. Iniziano spasmi di gioia e di dolore; gioia nel sapermi al mio posto, dolore nel desiderare che le persone cui voglio bene comprendano. Ma mi si dice: presto accadrà, non temere. Il Signore non si contraddice. Voci sapienti di sorelle che mi precedono e ben conoscono le dinamiche umano-divine di coloro che dicono “sì” alla vita religiosa ed “eccomi” al Signore. Ripenso a questa storia d’amore che dura da 24 anni, fatta di impennate di gioia, di precipizi di delusione, di fragilità e potenzialità scoperte e custodite con la pazienza di Giobbe chiesta in preghiera. Che grazia entrare nel solco di una vita contemplativa che è cresciuta per otto secoli e ancora oggi attrae con i segreti del suo carisma. Che grazia anche imparare vita dalla tensione di corde che rischiano sempre di spezzarsi! Perché la debole umanità visitata dall’alto è sempre gemma preziosa. Questo è il giorno del “grazie”: a Dio, a tutte le Sorelle che mi hanno preceduto, a tutti i volti fissati anche attraverso le grate, a tutto l’amore ricevuto in questo flusso ininterrotto nel quale sono diventata piccola donna. C’erano tutti i santi carmelitani il giorno del mio battesimo e del mio ingresso al Carmelo. C’erano e ci sono, in questa comunione tra cielo e terra nel campo della nostra esistenza.
Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati, io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri: voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio. (Ez 36, 24-28)
La Redazione