Maria rese la pace al Verbo ricreando l’increato. E come? Respirando in te, o Padre, quando pronunciò le parole: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum Verbum tuum (Lc 1,38). (M.Maddalena de’ Pazzi, I Quaranta giorni in Cantico per l’Amore non amato, Ed. Feeria, Comunità di San Leolino, Panzano in Chianti (FI) 2016, 706). Anche noi possiamo avere questo respiro, in un quotidiano che ci mette alla prova, che offre possibilità per maturare la capacità di servire per amore. Un quotidiano in cui vivere come altre Marie, attente a cogliere i suggerimenti di una Madre così eccellente. Il Verbo umanato ebbe una tal sete della sua creatura, che non ci fu un istante in tutto il tempo che visse con noi sulla terra in cui non si affaticasse per ricondurla a Sé e portare a compimento la sua opera. (M.Maddalena de’ Pazzi, Rivelazioni e Intelligenze in Cantico… 1178) E noi possiamo provare in Lui, sete di bene per le anime.
Nel mio percorso di insegnante, si è affacciata la possibilità di vivere una particolare esperienza: l’aiuto a persone in condizioni di disabilità per favorire l’apprendimento e l’integrazione con i loro coetanei. Sono quindi attualmente insegnante di sostegno nella scuola secondaria di primo grado, una opportunità che vivo come un privilegio. Può sembrare improbabile, ma la realtà insegna – almeno per me è così – che stare a contatto con ragazzi che presentano disabilità più o meno gravi, apre l’orizzonte della vita. Per coloro che cercano di fare un cammino di fede – tra questi anch’io – la fragilità dell’altro diventa una finestra aperta da cui osservare ogni giorno tanti aspetti della vita cristiana. L’amore gratuito, il vedere oltre le apparenze e scoprire in questi ragazzi con gioia e stupore, punti di forza a volte inimmaginabili. Questa è vita densa di ricchezza umana e spirituale che trasforma il modo di guardare le cose, allargando il cuore alla speranza. La gioia che leggo spesso nei loro occhi di fronte ad un traguardo raggiunto, mi insegna a non lasciarmi scoraggiare dai limiti con i quali ognuno di noi deve fare i conti e rinnova in me desiderio ed energia – anche curiosità – per cercare di superarli con sano realismo. Non c’è spazio per entusiasmi passeggeri, la certezza e la voglia di andare avanti nonostante tutto, prendono felice sopravvento. Siamo ormai abituati a “vivere di modelli”, di prestazioni che attendono giudizi incoraggianti, di competizione: come può la diversità trovare dignitosa attenzione in questo clima? Dio si è incarnato per stravolgere le logiche del mondo e ri-creare giuste e sante armonie: così, entrando in noi attraverso ascolto, preghiera, vita sacramentale e meditazione della sua Parola, Egli spezza da dentro i cuori di pietra, inspessiti da paure, egoismi e pregiudizi. E tutto si colora di nuove e vivaci tinte. Si diventa NOI, insieme nella quotidianità, con una mano tesa non solo per aiutare ma anche per prendere – perché chi dona, si accorge di ricevere molto di più – e assaporare il senso profondo della vita, il senso di una circolarità che parte dall’Alto. La responsabilità verso chi ha bisogno e vive in una condizione di svantaggio, forgia interiormente, rafforza la gratitudine per la vita-dono, nella consapevolezza che nulla è scontato. E ancora, crea linguaggi nuovi, difficili, ma non impossibili da trovare e per questo preziosi: perché solo quando si crede che ci sia un senso anche nel “non senso” delle apparenze, comincia la comunicazione del cuore che sa infondere fiducia, liberare spazio per accogliere la speranza che solo Dio può donarci. Un grande insegnamento, la sollecitudine della vita a non sprecare tempo, a non calpestare l’essenziale, a vivere fratellanza, a edificare e non a distruggere, a valorizzare ogni fragilità di cui siamo chiamati ad aver cura: la sollecitudine alla vita autentica che proprio le persone disagiate, nell’umiltà accogliente e “consegnata”, nonché provata da discriminazioni, trasmettono. Condensando tante parole, insieme si può “sperare contro ogni speranza”.
Franca Bernardoni
Castell’Ottieri (GR)
Come una falda acquifera cui attingere acqua trattenuta da rocce permeabili, la nostra secolare spiritualità sostiene la bellezza di sperare insieme, offrendo acqua sempre viva ricevuta in dono. Scaviamo pozzi per essere anime predisposte alla sovrabbondanza di grazia e qualcuno si avvicina per scavare con noi, attratto da questa ricchezza. Così, questo lavoro impegnativo e prezioso diventa preghiera che rivolgiamo al Signore della Vita, con le parole dei nostri Santi che risuonano in noi, eredi assetati del loro patrimonio. Verbo amoroso, ti fai cibo dell’anima, nella quale poi raduni un folto gregge perché tu, Dio eterno, quando entri nell’anima, non ti accontenti di starci da solo, ma porti con te una moltitudine infinita di grazie e di doni. Per mezzo dell’anima resa da te così feconda, attrai quindi una gran moltitudine di altre anime. (Cfr. M. Maddalena de’ Pazzi, Rivelazioni e Intelligenze, terza notte, in Cantico…745).